I Nasoni di Tor fiscale

Nasoni si chiamano a Roma le fontanelle pubbliche che distribuiscono gratis l’acqua potabile.

Il nome deriva dalla canaletta ricurva di ferro che ha appunto la forma del naso aquilino, che a Roma si chiama “a pippa”. Nella canaletta è praticato un piccolo buco dal quale è possibile fare schizzare l’acqua verso l’alto così da permettere di bere senza appoggiare la bocca.

I nasoni hanno antenati relativamente antichi. Il Comune, infatti, realizzò nel 1874, su iniziativa del primo sindaco della capitale unitaria, Luigi Pianciani e dell'assessore Rinazzi, una serie di fontanelle per uso pubblico e gratuito, in ghisa, di forma cilindrica, alte circa 120 cm. e provviste di tre semplici bocchette da cui l'acqua precipitava direttamente nel condotto fognario, attraverso una grata sulla base stradale. L'unico decoro era costituito dalle teste di drago che ospitavano i cannelli di uscita.

Le teste di drago scomparvero dai modelli successivi, sui quali rimase semplicemente l’unico tubo metallico ricurvo. Una delle più antiche è ancora funzionante in piazza della Rotonda (Pantheon), a pochi metri dall'omonima grande fontana, mentre una ricostruzione molto più moderna si trova, con tutt'e tre le bocchette, in via delle Tre Cannelle, che ha preso appunto il nome dalla fontana antenata dei nasoni.

Osservando una qualsiasi mappa delle fontanelle di Roma (il sito fontanelle.org, offre un ottimo lavoro di mappatura delle fontanelle pubbliche di tutta Italia), ci accorgiamo di un fatto che per chi non conosce la storia urbanistica di Roma rappresenta un vero e proprio mistero: perché nel quartiere di Tor Fiscale ci sono così tanti nasoni?

Rispondere a questa domanda consente di approfondire un pezzo importante della storia urbanistica della nostra città, quello dell’abusivismo edilizio. Un fenomeno che agli occhi dei non specialisti si confonde in un tutto indistinto nel quale sfumano le differenze tra baracche (ricoveri anche di fortuna, costruiti con materiale di recupero) e case abusive (costruite, in muratura, da operai edili per dare una casa agli immigrati nella città) e tra borghetti (agglomerati di case più o meno di fortuna), borgate ufficiali (le 12 borgate realizzate dal fascismo per ospitare gli abitanti delle demolizioni) e “spontanee” (i raggruppamenti di abitazioni sorte in seguito alla “lottizzazione” di aree fuori dei piani regolatori). Ed invece l’argomento ha un grande interesse, anche per comprendere la storia dello sviluppo edilizio dell’intera città.

Tor Fiscale vede, nei primi anni del Ventesimo secolo, la nascita di un insediamento agricolo, organizzato intorno alla presenza della Vaccheria (oggi Casale Rampa). Intorno all’edificio della vaccheria sorgono altri casali e alcuni fienili.

La Vaccheria è di proprietà del conte Costanzo Ciano (padre di Galeazzo il genero di Mussolini), che successivamente avvia, nell’area, un’operazione edilizia tesa a realizzare anche il quartier generale della dinastia nella capitale. Così, costruisce un casino di caccia allestito per il figlio di fronte al circolo del golf dell'Acquasanta (il casino fu demolito alla fine della guerra) e avvia la costruzione di numerosi fabbricati, in particolare nell’area dello Statuario. Alla morte di Costanzo l'area campestre viene intestata in parte al fattore Caroni, in parte alla famiglia Gerini (l’area dove oggi sorgono gli orti al lato dell’Appia), salvandola così dalle confische del patrimonio di famiglia dopo l'8 settembre 1943. Successivamente, nell’area, si sviluppa un piccolo polo di attività produttive con i loro tipici capannoni.

Nel dopoguerra, Tor Fiscale viene investita dai fenomeni collegati all’aumento della popolazione della città e alla grande crisi abitativa da questo innescata e soprattutto dai meccanismi speculativi messi in moto dall’incapacità del mercato legale della casa di far fronte alla domanda di abitazioni da parte dei ceti più poveri.

L’area vive così il manifestarsi di tutti e due fenomeni tipici del bisogno di abitare che si manifestano a Roma negli anni del dopoguerra: la creazione di Borghetti (le abitazioni di fortuna ricavate a ridosso degli Acquedotti, in particolare lungo l’Acquedotto Felice, che nella zona persistettero fino agli anni ’70) e la sua trasformazione in Borgata, con la costruzione di abitazioni in contrasto con le norme edilizie.

Questo contrasto determina il fatto che le abitazioni siano prive dei servizi essenziali tra cui anche la fornitura di acqua potabile.

Dalla seconda metà degli anni Settanta le “borgate” sono oggetto di un processo di risanamento sia urbano che sociale che interessa la rete stradale, l’illuminazione pubblica e, soprattutto il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie mediante l’attuazione dei seguenti piani:

- il Piano di risanamento idro-sanitario per la costruzione delle reti idriche e fognarie (Piano ACEA) varato nel 1974;

- il Piano di edilizia scolastica avviato nel 1976

- il Piano per l’estensione della rete di gas metano del 1980

 Parallelamente a tali piani tecnico-operativi inizia il complesso percorso politico-amministrativo che conduce, nel 1983 all’approvazione della Delibera 4777 che riguarda 74 quartieri individuati come “Zone O” e al concreto avvio del risanamento di tali nuclei abitativi (ai quali nel corso degli anni se ne aggiungono altri 11).

In particolare Tor Fiscale, che unisce al fatto di essere l’unica Borgata ormai sostanzialmente integrata nella città, quello di essere interessata dalla presenza di numerosi insediamenti produttivi, viene individuata come zona n 22. Da quel momento parte il “risanamento” dell’area con la realizzazione concreta delle infrastrutture primarie e la riqualificazione edilizia.

Tornando ai nasoni, si può evidenziare come, proprio per supplire all’assenza dell’acqua potabile nelle abitazioni e consentire l’approvvigionamento idrico agli abitanti, si installò la rete diffusa di nasoni ancora oggi esistente. 


Nasoni della Porta degli Acquedotti