Ciliegio (Prunus avium). 10. Via dell’Acquedotto Felice 

Una volta … le ciliegie le seccavano, le mettevano

sotto spirito, le marinavano, facevano la marmellata, e ai miei

tempi … le ciliegie secche le spedivano coi carri a Mosca e a

E a Charkov. Erano quattrini! E allora la ciliegia secca era

morbida, succosa, tenera, profumata … Il giardino è tutto

Bianco. Te lo ricordi Liuba? … e splende, nelle notti di luna…

Te lo ricordi? Non l’hai dimenticato?

(Anton Checov; Il giardino dei ciliegi)


Importato fin dal 74 a.c. dai legionari romani di ritorno da una delle tante battaglie in terre lontane, dalla città di Gerasun sul Mar Nero (da qui viene il termine cerasa, che in molti dialetti, indica il frutto), a motivo della bontà del suo frutto e della qualità del suo legno, impiegato in falegnameria con ottimi risultati, questa pianta si è diffusa dalle coste meridionali della Gran Bretagna fino alle montagne dell’Africa settentrionale.

Ancora oggi, in Europa centrale, con i suoi frutti dal ridotto contenuto in acqua e quindi nutrienti, ricchi di sapore e conservabili, amati, oltre che dagli uomini, anche dagli uccelli, si prepara una zuppa molto popolare.  


Identificazione sistematica.

Divisione: Angiosperme

Classe: Dicotyledones

Ordine: Rosales

Famiglia: Rosacee

 

Origine e Diffusione. Pianta originaria dell’Asia occidentale, si è successivamente diffusa in tutta Europa dove è coltivata per il frutto ed il legno. In Italia è presente in pianura e collina fino a 500 metri di quota (in alcuni areali montani fino a 1.500 metri).

Dimensione e portamento. Il portamento è arboreo con cima conica o globosa ed espansa, piuttosto regolare. Raggiunge altezze variabili secondo le varietà, comprese tra 3-8 metri fino a 15-20. 

Tronco e corteccia. Albero a fusto eretto, ramificato nella parte medio-alto a formare una chioma non molto fitta e globosa. La scorza è grigia e liscia nei giovani esemplari, grigio-brunastra più o meno scura con evidenti fessurazioni e solcature longitudinali in quelli più vecchi. 

Foglie, gemme e rametti. Pianta a foglia caduca, di tipo semplice, con lamina obovata e oblunga, leggermente lanceolata, con apice pronunciato, appuntito e margine seghettato. La base della lamina ha 2 formazioni ghiandolari a livello dell’inserimento sul picciolo (rossastro). Il picciolo è lungo 3-5 centimetri; le foglie misurano da 6-7 a 13-15 centimetri, sono di color verde scuro in superficie, più chiare e leggermente pubescenti inferiormente, a livello nervature e alla loro ascella. Le foglie sono inserite in modo alterno. 

Strutture riproduttive. Pianta con fiori ermafroditi riuniti in piccoli grappoli o corimbi di 2-8 elementi. I fiori sono posti su un lungo peduncolo (4-5 centimetri), sono larghi circa 2,5 centimetri, color bianco. La fioritura si ha tra aprile e maggio, praticamente in contemporanea all’apertura delle foglie. Il frutto è costituito da una drupa con diametro di 1-3 centimetri, rossastra o violacea, con polpa succosa, dolce o acidula, croccante o morbida secondo le varietà. 

Note caratteristiche. Il Ciliegio è una pianta molto rustica e diffusa in Italia dove viene coltivata (nelle sue numerose varietà) sia per il frutto che per il legno, ricercato e pregiato. Si trova spontanea, come Ciliegio selvatico, ai margini dei boschi (specie eliofila) o lungo i corsi d’acqua, consociata ad altra vegetazione. Lo si può trovare anche negli areali montani o sub-montani fino a 1.200-1.500 metri di altitudine, in boschi di latifoglie. È una pianta abbastanza resistente al freddo e al gelo; si adatta a molti tipi di substrato, anche quelli calcarei e argillosi.

 

Suggerimento bibliografico: Anton Checov, 
Il giardino dei ciliegi. Biblioteca Nelson Mandela (via La Spezia 21)

Ciliegio a via dell'Acquedotto Felice