Le rondini sono una risorsa


Questa verde serata ancora nuova
e la luna che sfiora calma il giorno
oltre la luce aperto con le rondini
daranno pace e fiume alla campagna
ed agli esuli morti un altro amore;
ci rimpiange monotono quel grido
brullo che spinge già l'inverno, è solo
l'uomo che porta la città lontano.
e nei treni che spuntano, e nell'ora
fonda che annotta, sperano le donne
ai freddi affissi d' un teatro, cuore
logoro nome che patimmo un giorno.

(A.Gatto; Canto alle rondini)

 

Una rondine non fa primavera”. Quando arriva la stagione dei fiori, chi abita in quartieri come il nostro, può volgere lo sguardo verso l’alto per guardare le rondini, che con la loro coda forcuta, attraversano il cielo col loro volo veloce, lanciandosi dalla Torre del Fiscale o dai sepolcri del Parco delle Tombe della via Latina. Probabilmente, nel guardare i piccoli uccelli, ci torna in mente proprio questo proverbio, che ci invita a non tirare conclusioni affrettate, badando solo alle apparenze e che consideriamo frutto della saggezza popolare. E non sappiamo che è una frase del famoso filosofo greco Aristotele, tratta dal suo scritto forse più importante: l’Etica Nicomachea.

Le rondini, belle e leggere, come dimostra la frase di Aristotele, da sempre occupano un posto nel cuore degli abitanti dei paesi delle sponde del Mediterraneo. Non c'è una sola cultura di questa parte del mondo che, considerandole simbolo di protezione e speranza, non abbia riservato a questo piccolo uccello, che ha visto dall’alto il susseguirsi di imperi e civiltà, un posto in miti, poesie, leggende, fiabe o in qualche quadro famoso.

Gli antichi egizi raccontavano come, di notte, la dea Iside si trasformasse in una splendida rondine, per piangere sul sarcofago del marito, il dio Osiride, e annunciarne il ritorno dal regno dei morti. I Greci la consideravano un dono di Afrodite, mentre i romani pensavano che le rondini, che costruiscono il nido sotto i tetti e vivono molto spesso vicino agli uomini, fossero una manifestazione dei Lari, le divinità protettrici delle case. Nella successiva tradizione cristiana la rondine rappresenta la resurrezione e la passione di Cristo e per questo il suo elegante profilo compare in molte rappresentazioni sacre come, ad esempio, la splendida “Madonna della Rondine” di Carlo Crivelli (conservata nella National Gallery, Londra). Nel mondo islamico, infine, la rondine viene chiamata “uccello del paradiso”.

Nulla di strano quindi che la rondine sia diventata protagonista di favole, poesie e racconti per bambini. In una di queste storie, Esopo, il celebre favolista greco, per raccontare la vicinanza tra la casa della rondine e quella degli uomini, ci fa conoscere una rondinella che si sforza di convincere, senza riuscirci, un usignolo a fare il nido “sotto il tetto degli uomini e a condividere la loro dimora”.

Il favolista francese La Fontaine, invece, trasforma il piccolo uccello in un grande simbolo di saggezza. La sua rondine, infatti, è un'esperta viaggiatrice, che, avendone viste di tutti i colori, una volta tornata a casa, cerca inutilmente di suscitare negli altri uccellini, l’allarme per il pericolo costituito dalle reti dei cacciatori.

Molti sono stati i poeti colpiti dal fascino del comportamento della rondine. Oltre ad Alfonso Gatto, possiamo ricordare Giovanni Pascoli, che nella sua poesia X Agosto, la usa per descrivere l'intenso rapporto d'amore che lega un padre ai figli. Segnaliamo poi la bella canzone di Lucio Dalla.

Da dove nasce questo fascino? Con tutta probabilità l’origine risiede nell’interesse umano per la ciclicità del tempo. Come è noto lo scorrere del tempo era al centro delle civiltà antiche che, in tempi in cui la scienza era ancora molto lontana dallo spiegare le ragioni di molti avvenimenti, si convinsero che osservando il ripetersi periodico di alcuni fenomeni, proprio come la puntualità con la quale le rondini tornano dal loro lungo viaggio in Africa nei primi giorni di primavera, potessero programmare la semina e i raccolti, nel modo più proficuo.

Come l’araba fenice, che in realtà è un uccello mitologico, la rondine rappresenta un nuovo inizio. Tale visione è riflessa nell’altro proverbio italiano relativo all’uccellino con la coda biforcuta: “San Benedetto, ogni la rondine sotto il tetto”! Questo giorno (il 21 marzo), infatti, coincide con l’arrivo della stagione primaverile e con il risveglio della natura.


Noi le chiamiamo tutte rondini, ma in realtà, a solcare i nostri cieli sono anche balestrucci e rondoni, specie che è facile confondere tra loro. Mentre la rondine e il balestruccio appartengono allo stesso ordine (Passeriformi), i rondoni (rondone comune, rondone pallido, rondone maggiore) appartengono a un ordine completamente diverso (Apodiformi). Il fenomeno della “convergenza ecologica”, ha però fatto sì che la specializzazione nel nutrirsi di insetti rendesse le specie, simili. Con un po’ di attenzione è però possibile riconoscerle:

  • La rondine ha una coda lunga e forcuta, un becco piccolo e il dorso scuro iridescente che può sembrare bluastro. La caratteristica più riconoscibile sta nella gola e nella fronte che sono di colore arancio scuro, quasi rosso.
  • Il balestruccio invece, anche se di forma e dimensione molto simile, ha la parte superiore del corpo di un nero brillante mentre collo, gola e ventre sono bianchi.
  • Il rondone comune che si differenzia da rondini e balestrucci per le sue tipiche ali lunghe e strette “a falce”, ha una colorazione nera e la gola bianca. 

Le rondini e il balestruccio, che non sono neppure lontanamente imparentate con i rondoni, appartengono alla famiglia delle Hirundininae. Le specie di rondine esistenti nel mondo sono 84 e quella comune è la più diffusa.

Le rondini europee migrano abitualmente in Africa a sud del Sahara. Curiosamente, le popolazioni delle isole britanniche e dell'Europa settentrionale si dirigono più a sud rispetto a quelle dell'Europa centrale e meridionale, volando fino in Botswana e in Sudafrica. Alcune rondini trascorrono regolarmente l'inverno nel sud della Spagna, mentre altre nidificano bene perfino a nord del Circolo polare artico.

  

Purtroppo le rondini stanno diminuendo

Come abbiamo detto le rondini sono, da sempre, presenti nelle poesie, nelle canzoni, nelle fiabe e nelle leggende popolari. Purtroppo però sono sempre meno presenti proprio nel loro luogo naturale: nei cieli. Secondo i dati di Birdlife, in Europa, negli ultimi 10 anni, la popolazione delle rondini è calata del 40% rispetto al passato. Dal 1970 ad oggi sono scomparse in Europa oltre 6 milioni di coppie.

Le cause di tale diminuzione sono fin troppo semplici da identificare: essendosi le rondini adattate a convivere con l’uomo, oggi subiscono le conseguenze della modifica dei nostri comportamenti aggressivi nei confronti dell’ambiente.

La rondine comune che in origine, fabbricava i suoi nidi di fango e pagliuzze, all’entrata di caverne, su scogliere marine o sotto i rami degli alberi, elementi del suo habitat originario, oggi li costruisce usando come appoggio i tetti delle stalle e delle abitazioni, spesso in luoghi dove è possibile trovare grandi animali domestici come mucche o cavalli, intorno ai quali proliferano i piccoli insetti di cui quest’uccello si nutre (prevalentemente ditteri: mosche e zanzare; una singola rondine può eliminarne ogni giorno fino a 3.000 esemplari).

Per una coppia di rondini ci vogliono fino a 1200 viaggi per costruire un nido, la cui forma a “coppa” lo rende facilmente riconoscibile, tanto che il termine “a nido di rondine”, viene utilizzato in diverse branche della scienza per indicare un elemento tondo e svasato. Il maschio (praticamente identico nell'aspetto alla femmina) torna per primo dalla migrazione, e canta sul suo territorio nella speranza di attirare una compagna. Le femmine generalmente appaiono dopo una-due settimane. Femmina e maschio assemblano il nido, mescolando con il fango diversi materiali, soprattutto di origine vegetale. Soffici piume ricoprono l’interno in modo da accogliere col massimo di comodità e sicurezza i nuovi nati che sono accuditi da entrambi i genitori.

È proprio la convivenza con l’uomo che sta mettendo a rischio la rondine. I cambiamenti verificatisi nelle campagne in seguito allo sviluppo dell’agricoltura intensiva, si riflettono negativamente su questi volatili. Gli insetti di cui si nutrono, vivono in spazi come i piccoli stagni e le siepi, realtà che negli ultimi anni stanno scomparendo sempre più rapidamente. A ciò si aggiunge soprattutto l’uso indiscriminato dei pesticidi che uccidono senza far distinzioni tra insetti nocivi e no.

Insomma, unitamente ai cambiamenti climatici e alla desertificazione, i peggiori nemici della rondine rischiamo di diventare proprio noi. Se poi aggiungiamo a queste considerazioni il fatto che qualcuno elimina i nidi di quest’uccello perché “sporca” il quadro è completo.

Si può rimediare a questa realtà? Sul piano generale si può ripensare il modo di lavorare la terra, tornando ad un'agricoltura più tradizionale, meno aggressiva e più rispettosa dell'ambiente. Preferendo i pascoli aperti all'allevamento intensivo, evitando l'uso indiscriminato di pesticidi in favore di metodi alternativi, conservando piccoli stagni e siepi.

Ma anche noi possiamo fare direttamente qualcosa. Possiamo rispettare gli angoli di biodiversità che ancora esistono nei nostri quartieri (il Parco di Tor Fiscale, quello degli Acquedotti, la Caffarella, ma anche piccole aree come quella di via del Campo Barbarico). Possiamo installare nidi artificiali e soprattutto evitare di distruggere quelli esistenti.

A tal proposito ricordiamo che la distruzione di questi nidi, comporta anche conseguenze dal punto di vista giuridico. Infatti, la rondine è tutelata da normative europee e nazionali la cui violazione può dar luogo a varie situazioni di illecito.

La Direttiva europea 409/79 CEE, recepita in Italia tramite la Legge n. 157/92, “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”, all’art. 3 (Divieto di uccellagione), prevede infatti il divieto: “… in tutto il territorio nazionale di ogni forma di uccellagione e di cattura di uccelli e di mammiferi selvatici, nonché il prelievo di uova, nidi e piccoli nati», e, all’art. 21 comma 1, lettera o), quello «di prendere e detenere uova, nidi e piccoli nati di mammiferi ed uccelli appartenenti alla fauna selvatica».