Melograno (Punica granatum)
"Vuoi andare già via? Ancora lontano è il giorno:
non era l'allodola, era l'usignolo
che trafisse il tuo orecchio timoroso
canta ogni notte laggiù dal melograno
credimi, amore era l'usignolo."
(W. Shakespeare, Romeo e Giulietta)
"L'albero a cui tendevi/la pargoletta mano/il verde melograno/da bei vermigli fior". Tutti quelli che hanno l'età per la quale a scuola ancora si studiavano le poesie a memoria non possono non ricordare questi versi (anche per l'argomento della poesia!). Il melograno, uno dei primi alberi ad essere stati "addomesticato", viene dal nord della Persia (l'attuale Iran), dove ancora oggi cresce in forma selvatica. In quelle terre ci si accorse che per ottenere un nuovo individuo di questa pianta, particolarmente adatta ad essere coltivata anche in condizioni difficili, era sufficiente piantare una porzione di ramo (talea) o un pollone (i rami emessi dalla radice). I frutti ottenuti dopo qualche anno sarebbero stati pieni di semi ricoperti da un involucro carnoso e succoso.
Ma un albero con fiori e frutti di un rosso così intenso era destinato a fornire argomenti anche per usi rituali. Questo spiega perché Ramsete IV fu seppellito con i suoi frutti e perché il calice che ne protegge il fiore divenne il simbolo di Salomone e il prototipo della corona di tutti i re. Ma sono soprattutto i seguenti versi del Cantico dei Cantici a svelarne il forte senso simbolico: "Giardino chiuso tu sei/ sorella mia, sposa/giardino chiuso, fontana sigillata/ i tuoi germogli sono un giardino di melagrane/con i frutti più squisiti".
Suggerimento bibliografico: Il mondo iranico e turco dall’avvento dell’Islam all’affermazione dei Savafidi. Biblioteca Enzo Tortora (via N.Zabaglia 27 A).