L’Almone: un amico da ritrovare (Contratto di fiume per l’Almone) 

Cos’è un Contratto di Fiume? Il Contratto è uno strumento di programmazione strategica e negoziata che persegue la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori fluviali, unitamente alla salvaguardia dal rischio idraulico, contribuendo allo sviluppo locale. I soggetti aderenti al Contratto, (Enti pubblici compresi nel Bacino idrografico d’interesse, ma anche associazioni e comitati di cittadini), definiscono un Programma d’Azione finalizzato al raggiungimento degli obiettivi contenuti nel documento.

Nel caso dell’Almone, fiume che scorre nel nostro quartiere, questo strumento contiene, necessariamente, obiettivi molto ambiziosi e difficili da raggiungere. L’Almone, infatti, pur essendo il terzo fiume di Roma per lunghezza e pur essendo carico di storia, ha subito, sotto la spinta dell’urbanizzazione, piò o meno, legale, della parte di città interessata dal corso del suo letto, un processo di “sparizione” dalla percezione collettiva, tanto che oggi, difficilmente, verrebbe identificato come fiume, da qualcuno, se non dai “tecnici”. Ampio merito va dunque riconosciuto al Comitato per il Parco della Caffarella che, partendo dalla ricostruzione del ruolo storico e geografico, di un corso d’acqua ridotto quasi ad una fogna (eppure, nell’Almone, il 27 marzo di ogni anno si svolgeva, dal II secolo a.C., l’importante rito della Lavatio Matris Deum, nel corso del quale una pietra nera, condotta a Roma dalla Frigia, e simbolo della dea Cibele veniva immersa nelle acque del fiume), è riuscito a promuovere l’interesse degli Enti pubblici, fino ad arrivare al coinvolgimento, della Regione Lazio, dell’Ente Parco dell’Appia e di quello dei Castelli Romani, e dei due Municipi interessati dal corso del fiume nell’attivazione di uno specifico Contratto.

Restituire dignità al fiume Almone, ricostruendone il percorso naturale e recuperando il rapporto con i cittadini, resta un obiettivo ambizioso, ma oggi, possibile.

Il nostro intento è quello di contribuire a questo obiettivo offrendo un Glossario geografico-ambientale che, partendo dalla sorgente e arrivando alla foce, possa aiutare le persone comuni a riconoscere nel paesaggio “le impronte” dell’Almone e a riscoprire l’importanza di un corretto rapporto con i corsi d’acqua.

"Cliccando" su Contratto di Fiume Almone-Regione Lazio", si può avere, soprattutto grazie al collegamento con il sito del Comitato del Parco della Caffarella, un’esauriente panoramica sullo stato dell’arte e sulla storia del fiume.
"Cliccando" su "Come migliorare la gestione delle risorse fluviali", invece, si potrà vedere un breve video molto istruttivo per inquadrare cos'è un fiume e quale deve essere il corretto rapporto tra fiume e città.

 

 

Glossario geografico ambientale

Acque di scorrimento. Acque sorgive e dilavanti la superficie terrestre, che sotto l’azione della forza di gravità, tendono a convogliarsi verso il basso, normalmente rappresentato dal livello del mare.

Acquitrini. Le acque sbordanti in pianura originano formazioni acquitrinose che assumono diversa denominazione o a causa delle loro effettive diversità o perché vengono indicate con termini dialettali diversi pur avendo caratteristiche uguali.

Affluente. Corso d’acqua che versa le sue acque (affluisce) nel solco finale. 

Allargamento del letto. Una volta incassato, il meandro tende ad allargare il letto, disponendo tratti dell’alveo addirittura trasversalmente rispetto alle sponde e trascinando i detriti accumulati precedentemente. Il fenomeno si origina a causa del cambiamento della pendenza dovuto alla distribuzione laterale dell’accumulo detritico. Si ha così, una sorta di inversione nell’erosione che ora investe la sponda sottocorrente, mentre in quella sopracorrente si ha un accumulo, anche se più limitatamente.

Alveo. Parte del letto del fiume occupata dalle acque. 

Argini in difesa di città. Gli argini sono eretti anche a difesa dei centri abitati di pianura, qualora il regime dei fiumi presenti carattere torrentizio, come avviene in molti casi nella nostra penisola. Famoso è il caso dei “muraglioni” del Tevere, costruiti per evitare le inondazioni, un tempo frequenti, della città. I muraglioni, però, contribuiscono all’innalzamento del letto, costringendo a dragaggi periodici dell’alveo e ad asportazioni annuali delle torbide argillose che si depositano alla base dei muraglioni.

Bacino di deiezione. Quando la valle fluviale incontra la pianura, la pendenza delle acque diminuisce e conseguentemente si riduce la loro energia cinetica e la loro capacità di trasportare materiale solido. Si hanno così gli accumuli di materiali detritici: i più grandi in seguito al prevalere della forza di gravità, i più piccoli per il fatto che il peso prevale sull’energia dei moti di turbolenza. Le acque trasportano, ormai soltanto materiale minuto (sabbie e argille: complessivamente dette torbide).

Bacino idrografico. Area nella quale tutte le acque superficiali sono convogliate in un corso d’acqua principale, costituito da fondo valle, versanti vallivi e da aree pianeggianti. 

Bacino di raccolta. A seconda dell’altezza e della latitudine può essere formato da aree glaciali e alimentato quindi da acque incanalate provenienti dalla fusione dei ghiacci. Al di sotto del limite delle nevi perenni è il manto nevoso che alimenta le acque incanalate, mentre le piogge originano lame d’acqua selvagge. Qualora la natura del suolo sia omogenea, la forma del bacino è ad emiciclo e i rivoli d’acqua tendono ad assumere una disposizione simile a quella delle stecche di un ventaglio, convergenti verso il punto di drenaggio. In questa parte la degradazione dei suoli è particolarmente forte. Il bacino di raccolta si definisce complesso, quando è formato da impluvi nettamente distinti.

Bacino vallivo. È caratterizzato dal corso d’acqua collettore, che supera gli altri affluenti in portata, ampiezza, lunghezza e che ha una funzione di scarico di acque e detriti. È la parte dove è notevole il trascinamento dei detriti e più forte è l’azione erosiva in senso sia verticale che orizzontale verticalmente si ha l’assolcamento progressivo della valle che assume la tipica forma a V, mentre lateralmente si ottiene il progressivo allargamento della sezione trasversa.

Bilancio idrologico. Valutazione delle seguenti caratteristiche di un corso d’acqua:

  • Altezza d’afflusso meteorico. (l’altezza di afflusso meteorico è la quantità d’acqua totale che cade in un anno nel bacino idrografico in questione; l’altezza di deflusso meteorico è la suddetta quantità in rapporto ad 1 cmq di superficie)
  • Altezza di deflusso (il deflusso è la quantità d’acqua versata in un anno dal fiume collettore; l’altezza di deflusso si ottiene dividendo il deflusso per la superficie del bacino)
  • Perdita apparente (differenza tra afflusso e deflusso)
  • Coefficiente di deflusso (rapporto tra altezza di deflusso e altezza di deflusso).

Capacità di trascinamento. Possibilità di un corso d’acqua di far rotolare nel suo alveo il materiale detritico, che dipende dalla portata del fiume, dalla pendenza, dalla mole dei detriti, ecc.

Capacità di trasporto. Peso del carico materiale detritico-rotolante, saltellante, in sospensione- che può essere trasportato dal fiume.

Carsismo. Fenomeno per cui, in base a reazioni chimiche tra acqua e acido carbonico e tra questa soluzione e il carbonato di calcio (calcare), quest’ultimo diventa solubile e grazie al fatto che il calcare è molto fratturato, le acque penetrano nel sottosuolo, modellando in forme tipiche le rocce. Il fenomeno prende il nome dalla denominazione della regione geografica estesi sui confini nord-orientali d’Italia (Carso).

Cascate. Dislivello a gradino, più o meno cospicuo, del fiume. Ove l’azione erosiva è particolarmente violenta. Il ciglio del gradino (orlo o soglia) della cascata ha forma di ferro di cavallo o di arco orizzontale, in ragione del fatto che nella parte mediana la corrente ha maggiore velocità e, di conseguenza, maggiore forza erosiva. Nel caso di orlo a ferro di cavallo la cascata si dice semplice (Zambesi). Se, invece, l’orlo presenta una, o più, interruzioni a causa della presenza di rocce che hanno opposto maggior resistenza all’usura, le cascate si definiscono complesse (Niagara. Iguazù).

Casse di colmata. Per riempire (colmare) ben delineate aree depresse e acquitrinose si possono usare le acque torbide di un corso d’acqua (casse di colmata del fiume Lamone, in Romagna; Candelaro in Puglia; lago di Massacciuccoli e bonifica di Alberese in Toscana). 

Cataratta. La massa d’acqua che cade dall’orlo della cascata, scava verticalmente una cavità e simultaneamente scalza la ripida parete alla sua base. L’erosione della soglia è fortemente regressiva e, come si appena visto, può essere accompagnata da quella della base. Se questo succede, la cascata arretra mantenendo la verticalità; se invece l’erosione è più forte sulla soglia, l’arretramento è accompagnato dall’assunzione di una forma obliqua, fino a far scomparire la rottura di pendenza tipica: si ha quindi una cataratta, costituita da salti numerosi e successivi, interrotti da sporgenze e scogli rocciosi (cataratte del Nilo).

Cattura fluviale. È il fenomeno che si produce quando un corso d’acqua devia dal proprio alveo originario e confluisce nell’alveo di un corso d’acqua vicino. Particolarmente rilevante è la cattura dovuta all’erosione fluviale risalente che si verifica quando l’asta fluviale principale o un suo affluente, in seguito all’azione arretrante “sega” la linea spartiacque penetrando in un altro bacino idrografico.

Colmo della piena. Valore massimo della portata istantanea (il valore minimo della portata corrisponde al punto più depresso della magra).

Cono o conoide di deiezione. Accumulo di detriti che il corso d’acqua opera in corrispondenza dell’uscita dalla parte valliva. Mano a mano che il conoide si amplia il materiale si dispone all’apice, mentre quello più minuto si distribuisce nella falda.

Contributo unitario. Portata media annua in relazione all’ampiezza del bacino espresso in litri/secondo kilometri quadrati. Il contributo unitario si ricava con la formula: Px1000/a; in cui P è la portata media annua espressa in metri cubi per secondo, ed a è l’ampiezza del bacino in kmq.

Convessità del conoide. Contrariamente a quanto si potrebbe ipotizzare, il conoide presenta suoi ben assestati grazie alla penetrazione delle acque in profondità, che sistema il materiale elastico e cementifica quello di base. Questo spiega perché sui conoidi sono edificati centri urbani (Ostia).

Delta. Il trasporto fluviale può essere così voluminoso e persistente tanto da originare nuove terre. La costruzione del delta è il risultato di complesse interazioni tra mare e fiume e può essere schematizzata con un’avanzata ad arco dei nuovi suoli accumulati dal fiume e distribuiti dal moto di marea.

Delta (Evoluzione del). L’evoluzione del delta può essere di tre tipi:

  • Delta in evoluzione attiva (Mississipi; Rodano, Po, Volga);
  • Delta stabilizzati (Nilo).

La stabilizzazione avviene quando la fronte giunge a profondità tali da permettere all’azione marina la dispersione degli apporti detritici e dei torbidi fluviali.

  • Delta morti.

Anche le pianure deltizie possono essere soggette ad evoluzione fisica rilevante, in seguito all’assestamento degli strati per gravità oppure all’idratazione o disidratazione degli accumuli rocciosi in superficie o profondità.

Delta (Fronte del). La fronte deltizia non ha avanzamento omogeneo, a motivo del fatto che l’accumulo è più imponente ove la foce corrisponde alla ramificazione fluviale deltizia. Ove l’azione marina contrasta efficacemente quella fluviale, il delta assume la forma lobata (Nilo, Po, ecc.); ove l’azione del fiume è prevalente si ha un delta digitale palmato.
Delta (Modifiche ad opera dell’uomo). L’uomo è un efficace fattore di modifica dei delta. Tali modifiche possono essere indotte sia in maniera indiretta (disboscamento dei bacini idrografici), sia in maniera diretta (bonifica deltizia, scavo di nuovi canali di deflusso, dragaggio di foci, ecc.).

Un esempio con conseguenze fisiche e antropiche è il taglio di Porto Viro nel secolo XVII (con riflessi sui rapporti tra Stato Pontifico e Repubblica di Venezia).

Delta (Origine del nome). Il termine delta è stato coniato per la somiglianza della forma dello sbocco a mare di molti fiumi con la lettera delta maiuscola dell’alfabeto greco. Occorre evidenziare che il delta si ha quando il trasporto fluviale non è disperso dal moto ondoso (flusso di fondo, correnti litoranee, correnti di marea). Questo è il motivo per cui si ha il delta per i corsi d’acqua che sfociano in mari interni ove le forze ostacolanti hanno energia ridott

Delta (Profilo longitudinale del). Gli strati di fondo sono costituiti dal materiale più grossolano sul quale si accumulano depositi deltizi in forma di strati frontali, che, a loro volta, forniscono supporto ai suoli emergenti. 

Delta interni. Una categoria particolare di delta che si ottiene quando un fiume si ramifica formando paesaggi morfologicamente diversi da quelli deltizi perché è assente il mare (fiume Niger).

Delta lacustre. Il delta si forma anche quando il fiume sbocca in un lago (fiume Volga che si immette nel mar Caspio).

Deposito in mare di materiali da parte delle acque correnti. Nel punto in cui il corso d’acqua raggiunge il suo livello di base e si versa in mare, è ancora ricco di torbide che, a seconda della velocità e del volume delle acque, depositano il materiale a partire da quello più pesante e finendo con i Sali disciolti. 

Difesa del suolo agrario in montagna. La difesa della pianura viene effettuata anche in montagna, limitando l’erosione del suolo, sia praticando rotture di pendenza tramite briglie, per diminuire il volume dei detriti trascinati a valle.

Disfunzione delle bonifiche. Se le bonifiche a monte e in pianura –nel caso queste siano strettamente collegate- non vengono effettuate contemporaneamente si possono ingenerare addirittura peggioramenti della situazione.

Effetti del moto vorticoso delle acque. Le acque correnti determinano la percussione, la trapanazione della roccia viva dell’alveo, mediante i detriti in sospensione o comunque e ovunque giacenti. In conseguenza di tale erosione si producono nicchie laterali di varia ampiezza e fosse verticali di varia profondità.  

Energia viva delle acque di scorrimento. Le formule dell’idraulica servono da guida per i geografi, ma questi devono tener presente che in natura non si possono “modellizzare” tutti gli innumerevoli fattori che influiscono sul risultato concreto (il fiume è un ente complesso e il suo comportamento è solo relativamente “schematizzabile”). Detto questo, si può valutare l’energia in questione con la nota formula E= ½ m v2, in cui m=quantità di acqua e v= velocità media in superficie al quadrato. La velocità dipende dalla pendenza e poiché nella formula figura al quadrato, possiamo desumere che la pendenza influisce sull’energia in misura molto più grande della quantità d’acqua. Ma, a conferma di quanto si diceva, occorre tener presente che la formula è pienamente valida per le condotte artificiali, mentre in natura occorre aggiungere all’energia delle acque, la forza d’urto esercitata dai materiali detritici rotolanti, saltellanti, scagliati con persistente violenza. Si tratta anche qui di un fenomeno complesso, in quanto l’azione meccanica è in relazione alla scabrosità delle pareti che determina quella che si definisce erosione per frizione. I filetti d’acqua, in seguito a ciò, sono ritardati o accelerati e si muovono verticalmente od orizzontalmente, originando turbolenze che trascinano sabbie che smerigliano e ciottoli che trapanano.

Erosione fluviale. Incisione di un solco longitudinale più depresso di una valle (“thalweg”: in teoria definito come la linea che congiunge tutti i punti più bassi di una valle). L’erosione –detta lineare- è sempre “rimontante”, sia da che progredisca verso la sorgente, sia che avvenga simultaneamente lungo tutto il corso.

Erosione fluviale (leggi). Qualunque siano le modalità con le quali avviene concretamente, il risultato dell’erosione fluviale può essere considerato come governato dalle seguenti leggi:

  1. L’approfondimento verticale del solco vallivo si manifesta in senso opposto alla direzione di deflusso;
  2. Il profilo lineare (thalweg) tende a diventate un profilo d’equilibrio;
  3. L’energia erosiva è direttamente proporzionale alla quantità d’acqua e alla pendenza;
  4. La regressione può intaccare la linea di cresta ed essere attiva al di là della medesima.

Tali constatazioni spiegano l’origine dei terrazzamenti delle e delle catture fluviali.

Erosione Laterale. All’erosione lineare si aggiunge l’erosione laterale, che determina l’ampiamento del thalweg in senso orizzontale. In assenza di tale erosione, il corso d’acqua risulterebbe incanalato in una fossa dalle parteti più o meno costantemente verticali. Questa, invece, ne ampia il letto distanziando le opposte sponde. Queste declinano con un pendio che tende a svasare sempre più la morfologia circostante e a formare una sezione aperta a V. naturalmente lo zappamento di base, provocato dalle acque e dal materiale trascinato, è tanto più efficace quanto minore è la resistenza opposta dalle rocce.

Falda freatica. Acqua accumulata o corrente sullo strato superiore di rocce impermeabili. 

Foce. Termine estremo del bacino di deiezione e del bacino idrografico. In realtà gli effetti dell’apporto liquido e solido si spingono ben oltre la foce.

Forma distributiva della sezione. Il corso d’acqua non avanza con fronte rettilineo dotato della stessa velocità, perché la parte mediana presenta una corrente più forte delle parti laterali (e nella parte mediana presenta una corrente più forte delle parti laterali (e nella parte mediana lo scorrimento è maggiore nella parte immediatamente sottostante la superficie acquea).

Laghi costieri. Qualora, a differenza di quanto avviene per stagni e paludi, ovvero che le acque siano basse in relazione all’ampiezza, originando il fenomeno che ampie aree perimetrali o interne siano periodicamente all’asciutto (barene), le acque presentino una profondità rilevante rispetto alla superficie.

Laguna. È la denominazione della palude quando il cordone litoraneo è naturalmente o artificialmente segato da un canale attraverso cui passano le acque marine (laguna di Sabaudia).

Laguna (Differenze con valle). I due “luoghi” presentano rilevanti diversità: la valle è originata da alluvioni continentali che chiudendosi a tenaglia la separano dal mare, mentre la laguna viene chiusa dall’azione delle sabbie di un lido spostate dal moto ondose del mare, più o meno, parallelamente alla linea di costa.

Letto. Spazio compreso tra le due rive. 

Letto pensile. Letto al di sopra del piano di campagna. Tale fenomeno può determinarsi in natura per un grande accumulo di detriti, ma può essere provocato artificialmente, ad esempio arginando un fiume e poi non eseguendo puntuali dragature.

Linea spartiacque. (Displuviale). Linea di delimitazione del bacino idrografico. Espleta la stessa funzione del colmo di un tetto, distribuendo le acque a versanti diversi.

Il bacino idrografico si dice esoreico quando le acque raggiungono il mare (72% delle terre emerse); endoreico, quando sversano in un lago privo di emissario (11%); areico quando si disperdono, ad esempio fra le sabbie o per evaporazione (17%).

Livello di base. Coincide con la foce, cioè il luogo dove ha termine l’azione superficiale di erosione e trasporto solido, quindi con lo sbocco a mare, per cui il livello di quest’ultimo qualifica teoricamente il livello di base. Singoli “livelli di base” (detti dinamici) possono, però, riscontrarsi lungo il corso d’acqua. Può accadere infatti che la corrente si carichi di materiali tanto da superare la capacità di trasporto, si formano allora “sbarramenti” tali da formare un livello di base dinamico).

Magra. Scarsità di acque in seguito ad un periodo di siccità.

Maremma. Il termine può essere considerato un sinonimo di stagno costiero. La diffusione del fenomeno fisico in una determinata regione (Toscana) ha dato origine alla denominazione.

Meandro. I bacini di deiezione, oltre che dalla scarsa pendenza, sono caratterizzati dall’andamento a curve continue del corso d’acqua. Le curve sono tipiche di un fiume che scorre in Turchia che ha nome Meandro; da qui, sin dall’antichità alle curve dei fiumi è stato assegnato lo stesso nome.

Meandro (Formazione). Nella parte di deiezione del bacino idrografico la pendenza del corso d’acqua è minima. Quando tale caratteristica arriva intorno al 2%, l’energia delle acque non consente di affrontare direttamente gli ostacoli, che quindi vengono aggirati. A fungere da ostacoli sono gli stessi accumuli detritici formatisi durante le piene che, in regime di magra, costringono le acque a deviare. In tal caso il fiume procede con sinuosità irregolare che incontrando rocce lungo il percorso formano curve dette meandri.

Meandro (Evoluzione). Una volta formatosi il meandro ha una sua dinamica tipica di evoluzione. Nel corso d’acqua che scorre fra sponde rettilinee il filone centrale ha una velocità maggiore; nel meandro l’angolazione del flusso d’acqua origina forze centrifughe (dirette verso l’esterno). Il filone centrale urta contro la parete che si oppone ed esercita contro di essa un’azione erosiva che arriva ad essere quattro o cinque volte maggiore rispetto a quella che si esercita sulla sponda sottocorrente.
Modellamento dei continenti. Secondo l’opinione di molti geografi l’acqua è di gran lunga il più importante, il più espressivo, il più completo, fattore di modellamento delle terre emerse.

Morbida. Stato intermedio tra piena e magra. 

Morfologia bacino fluviale. Osservando la morfologia del bacino idrografico è possibile distinguere tre parti ben distinte:

  • Parte iniziale. È la più elevata che raccoglie le acque sorgentifere e quelle affluenti all’origine. È il bacino di raccolta generalmente a forma di ventaglio, dove, oltre alle acque, si raccolgono i detriti
  • Bacino vallivo. Area nella quale il collettore idrico principale è nettamente individuato e scorre nella valle principale, trasportando i detriti
  • Area di deiezione. È quella dove la valle termina e la pendenza si riduce al minimo e le acque depositano i materiali trascinati, quelli in sospensione e le sostanze in soluzione.

Le singole parti hanno grandezza variabile e conferiscono ad ogni bacino idrografico le sue caratteristiche specifiche.

Palude. la palude è un’area che può assumere forma e dimensione diverse, occupata da acque limacciose e di scarsa profondità. La vegetazione palustre può occupare vaste chiazze ed essere molto fitta a prevalete presenza di cannucce (Arundo phragmites), qualora la salsedine lo consenta. Le paludi hanno grande importanza ecologica ma, purtroppo, sono state in gran parte “bonificate”, avendone scarsa economica.

Permeabilità (ed impermeabilità) delle rocce. È considerata permeabile una roccia che può essere facilmente attraversata dalle acque (ad es. sabbia). Impermeabile è, al contrario, quella roccia che provoca ristagni subaerei (argilla). Anche le rocce impermeabili possono “inghiottire” l’acqua a seguito di fratture senza spostamenti laterali (diaclasi).

Pianura alluvionale. La conoide rappresenta un brusco passaggio di pendenza del letto del corso d’acqua. Ma il materiale più minuto continua ad essere convogliato sino a formare il livello di base definitivo. Fra il precedente e questo, il corso d’acqua colma il dislivello formando una pianura alluvionale (pianura Padano-Veneta).

Pianura Padano-Veneta. Se facessimo una sezione dalle Alpi fino al thalweg ove scorre il Po, evidenzieremmo due pianure: un’alta pianura costituita da anfiteatri morenici e vaste conoidi fluvio-glaciali che formano un’ampia balconata e una pianura detta, appunto, “bassa”, formata prima da strati a ciottoli e poi, via via, da quelli sabbiosi e infine argillosi. Tali differenze originano zone d’alta pianura molto siccitose (vaude e baragge in Piemonte; brughiere in Lombardia; magredi in Veneto) e “basse” ricche di acque per numerosi sorgenti (fontanili, risorgive, resultive), in dipendenza del contatto superficiale sabbie-argille.

Piena. Sovrabbondanza di acque dopo forti piogge.

Portata del corso d’acqua. Nozione molto importante, espressa dalla quantità d’acqua in metri cubi che passa attraverso una sezione in un secondo. La portata subisce variazioni che possono dipendere da vari fattori (intensità e durata della pioggia, disgelo, ecc.). Si considera pertanto la portata media che può essere riportata al giorno (diurna), al mese (mensile) o all’anno (annua).

Portata della sorgente. Quantità d’acqua emessa nell’unità di tempo misurata in metri cubi al secondo. Riflette l’andamento stagionale della piovosità e della temperatura (fusione delle nevi) e dipende dall’estensione, dalla morfologia e dalla natura delle rocce costituenti il bacino idrografico. In base alla portata, le sorgenti sono classificate in perenni e temporanee.

Profilo d’equilibrio. Curva ideale, diversa per ogni fiume, che non è mai realizzata in maniera perfetta, in cui l’erosione verticale in ogni punto del suo corso è pari a zero. Si tratta di un modello.

Profilo longitudinale del fiume. È il profilo che rende evidente la pendenza e le sue variazioni nei singoli tratti. Si costruisce su un diagramma cartesiano, indicando sull’asse delle ordinate le quote di livello prescelte e su quello delle ascisse le distanze più significative.

Pozzo artesiano. Manufatto costituito da un incavo nel quale scorre una trivella che raggiunge la falda profonda (da 100 fino a 2.000 m), facendola risalire e zampillare in superficie, consentendo perfino l’immediata produzione di energia motrice. Il termine artesiano, deriva dal fatto che i primi esperimenti del genere furono tentati nell’Artois francese (antica Artesium)

Profilo di regolarizzazione. Forma pratica del profilo d’equilibrio, dipendente dalle concrete condizioni ambientali.

Rapida. È la forma che il corso d’acqua assume in corrispondenza di un alveo inclinato in maniera omogenea e privo di salti od ostacoli solidi.

Rapporto larghezza/profondità del letto fluviale. Come è intuibile, questo rapporto è minimo a monte, mentre aumenta a valle, in particolare in vicinanza della foce. Nel determinare il valore concreto di tale rapporto dipende da fattori d’ordine diverso, dalla quantità delle acque, alla pendenza, alla natura dei suoli, alla granulometria delle sabbie, ecc.

Regime fluviale. Classificazione dei corsi d’acqua in base non solo all’andamento del bilancio idrico, ma anche sui fattori geografici che ne determinano gli aspetti più significativi. Si hanno così:

  • Regimi semplici (con un solo fattore prevalente)
    • Regimi di alta montagna alle latitudini medie (Dora Baltea)
    • Regimi nivali di pianura (Volga)
    • Regimi pluviali delle zone calde
    • Regimi pluviali delle zone temperate (Loira)
  • Regimi complessi (con più fattori prevalenti)
    • Tipo nivale di transizione (Piave)
    • Tipo nivopluviale (Brenta)
    • Regimi pluviali
  • Regimi supercomplessi (con più fattori prevalenti in singoli tratti del fiume)
    • Reno, Danubio, Rodano, Po.

Sorgente. Area della superficie terrestre che restituisce, sotto forma di acque correnti, parte dell’umidità atmosferica (nebbia, rugiada, pioggia, grandine, neve), assorbita per porosità, percolazione, infiltrazione). 

Sorgente di contatto. Sorgente in cui le acque scaturiscono in corrispondenza della linea di incontro tra due, o più, formazioni rocciose.

Sorgente di affioramento. Sorgente in cui l’acqua risale formando delle pozze gorgoglianti (che nelle nostre campagne alimentano i fontanili). Il fenomeno più che dagli avvallamenti del suolo, dipende dalla spinta che le acque subiscono per il principio dei vasi comunicanti.

Sorgenti intermittenti. Esistono sorgenti che emettono acque ad intervalli regolari; ciò sembra dipendere da una particolare forma a sifone del condotto sorgivo.

Sorgente minerale. Sorgente le cui acque attraversano o vengono a contatto con rocce mineralizzate, catturando in soluzione i Sali minerali e portandoli in superficie.

Sorgente termale. Sorgente molto profonda o comunque collegata a particolari fenomeni sotterranei, che emette acque calde.

Sorgente termo-minerale. Combinazione di sorgente termale e minerale.

Sponde (o ripe). Delimitazioni laterali del corso d’acqua che ne individuano il letto. Per individuare la sponda destra, l’osservatore deve guardare nel verso della corrente: quella a destra è la sponda destra.

Sponda sopraccorrente. Nel meandro, è quella investita dall’impeto della corrente e soggetta, pertanto, ad erosione.

Sponda sottocorrente. Nel meandro, è quella dove si accumulano i detriti erosi nella sponda sopracorrente.

Stagno. È la denominazione della palude quando è costiera e separata dal mare non solo da formazioni alluvionali ma anche da un cordone litoraneo (parzialmente o completamente). Lo stagno può risentire dei movimenti di marea.

Stazione idrometrica. Punto attrezzato per la misura della portata ed il rilievo di altre caratteristiche dell’asta fluviale

Subaffluente. Corso d’acqua che versa le sue acque in un affluente.

Torbiera. Contrariamente ad una convinzione comune, le paludi possono formarsi ad altitudine diversa (ovviamente muta la comunità vegetale che le occupa). In alcune si formano le torbe (combustibile di relativo valore vegetale originato dal deposito dei vegetali), consegnando il nome di torbiera alla palude. Si hanno torbiere di montagna (torbiera del Moncenisio; torbiera di Campotosto, ora lago artificiale) e torbiere litorali (quasi del tutto scomparso) o moreniche (Avigliana, subito ad est di Torino).

Trasporto torbido. Capacità dell’asta fluviale di trasportare solidi in sospensione. Per la sua valutazione è importante la conoscenza delle seguenti caratteristiche

  • Portata torbida, in una sezione e in un dato istante: è il peso del materiale solido in sospensione che attraversa la sezione nell’unità di tempo (kg/sec)
  • Torbidità specifica in una sezione e in un dato istante: è il quoziente fra il valore della portata torbida e quello della portata liquida (kg/mc)
  • Portata torbida media in una sezione e in un dato intervallo di tempo: è il quoziente tra il deflusso torbido relativo all’intervallo ed il numero di secondi di questo (kg/sec)
  • Deflusso torbido in una sezione e per un dato intervallo di tempo: è il peso del materiale solido in sospensione che ha attraversato la sezione nell’intervallo (tonn).
  • Deflusso torbido unitario in una sezione e in un dato intervallo di tempo: è il quoziente fra il valore del deflusso torbido relativo a quell’intervallo di tempo e l’area del bacino imbrifero sotteso dalla sezione (tonn/kmq)

Oltre al materiale in sospensione c’è il materiale rotolante nel fondo per la spinta delle acque e quello che si sposta a salti, spinto dalla turbolenza.

Utilizzazione agraria dei suoli di pianura. La topografia fluviale rende difficoltosa (e, nel passato, spesso impossibile) l’utilizzazione agraria dei suoli, a motivo delle alluvioni solide o liquide. Per difendere il suo lavoro l’uomo ricorre all’arginatura delle acque. Ma la natura dinamica del deposito alluvionale costringe a rialzare successivamente tali argini a motivo dell’interramento del letto del fiume. Il letto fluviale diviene così pensile, costringendo ad una continua manutenzione degli argini.

Valle fluviale. Valle incisa dalle acque correnti che ha una tipica forma a V, determinata dal fatto che le acque scavano con maggiore energia in profondità piuttosto che lateralmente. La sezione del solco ha forma diversa in dipendenza della natura del suolo.

Variazioni naturali del livello di base. Sia il teorico profilo di equilibrio che il concreto profilo di regolarizzazione subiscono variazioni continue a causa della variazione del livello di base. Il livello di base –con i suoi movimenti eustatici (abbassamento del livello dei mari)- abbassandosi stabilisce un nuovo dislivello fra foce e sorgente, determinando un ravvivamento del processo erosivo, mentre tale processo si attenua se il livello si innalza.

Ventaglio idrico (Reticolo). L’osservazione cartografica, aerofotografica o satellitare dell’area di un bacino, permette di riconoscere una fitta serie di minuscoli solchi vermicolari che, dapprima a ventaglio, si congiungono man mano, dando origine a solchi di maggior consistenza.

Tale configurazione è tipica della parte più elevata del bacino. Queste acque raggiungono un solco di raccolta, che a sua volta può confluire in un altro maggiore, fino a raggiungere il solco finale o asta fluviale, le cui acque hanno la destinazione finale.