Passeggiare tra le piante spontanee del quartiere

“Un giorno che vedeva dei paesani occupati a strappare ortiche guardò quel mucchio di piante sradicate e ormai secche, e disse “Son morte. Eppure sarebbero buone se sapeste servirvene. Quando l’ortica è giovane, la foglia è una verdura eccellente; quando è più vecchia, ha filamenti e fibre come la canapa e il lino. La tela d’ortica vale la tela di canapa. Sminuzzata, l’ortica è buona per il pollame; tritata, è buona per il bestiame. Il seme di ortica mescolato al foraggio rende lucido il pelame degli animali; la radice mescolata al sale produce un bel colore giallo. Del resto è un eccellente fieno che si può falciare due volte. E cosa richiede l’ortica? Poca terra, nessuna cura, nessuna coltura. Solo, il seme cade man mano che matura, ed è difficile da raccogliere. Ecco tutto. Con poca fatica, l’ortica sarebbe utile; la si trascura, diventa nociva. Allora la si uccide. Quanti uomini somigliano all’ortica!”. Dopo una pausa aggiunse: “Amici, ricordate: non ci sono erbe cattive né cattivi uomini. Ci sono solo cattivi coltivatori”.

Camminare nel quartiere (l’area compresa tra via dell'Arco di Travertino, via Tuscolana, via del Quadraro e via Appia) senza fretta, senza impegni da rispettare, può riservare molte sorprese. 

Si riscoprono bellezze architettoniche (il Parco delle Tombe della via Latina), si riflette sulle storie collegate ai suoi vari luoghi (quand'ero bambino, all'incrocio tra via Tuscolana e via dell'Arco di Travertino c'era un passaggio a livello...), si incontrano vecchi amici che non vedevi da anni, si scopre che il vecchio negozio di vini e olio è ancora lì a combattere, con la gentilezza e la simpatia del proprietario, contro supermercati e ipertriscount, o che in uno dei negozi chiusi in seguito allo sviluppo del grande commercio, ora lavora un calzolaio gestito da un paraguaiano. 

Tra le sorprese che offre il camminare, ci sono anche i fiori che sbucano dal marciapiedi o che crescono tra le non poche aree non curate. Fiori, che forse, precedentemente, non avevamo mai degnato di uno sguardo. Così le parole di Jean Valjean, il protagonista de “I Miserabili”, di Victor Hugo, ci servono da introduzione alle schede descrittive di alcune tra queste piante spontanee, comuni nel nostro quartiere, per ribadire, che il concetto di pianta infestante è relativo e per ricordare che alcune di queste piante producono fiori molto belli, che nulla hanno da invidiare a quelli coltivati, e che la loro contemplazione, può costituire un passatempo divertente.

Un divertimento del quale approfittiamo per fornire un suggerimento di lettura, indicando, in ogni scheda, un libro che ci è venuto in mente in associazione col fiore incontrato.