32. Parco degli Acquedotti. Ebbio (Sambucus ebulus. CAPRIFOGLIACEE)

"E l'infame Franti sorrise"
(E.De Amicis, Cuore)

Lebbio (Sambucus ebulus), o sambuco cattivo, è una pianta perenne alta circa un metro e mezzo. Ha fusti eretti e cilindrici, di colore verde-rossastro, che contengono nel loro interno un midollo biancastro, foglie lunghe e lanceolate, che come i rami, emanano un odore sgradevole, con margini lievemente seghettati di colore verde intenso sulla pagina superiore e più chiaro o sbiadito sull’inferiore e un robusto apparato radicale. È comune nei boschi, nei terreni incolti e lungo i sentieri di campagna in tutta l’area mediterranea e pressoché in tutte le regioni d’Italia.

I suoi fiori bianchi sbocciano numerosi, riuniti in grandi infiorescenze ombrellifere, rivolte verso l’alto. I frutti sono piccole drupe o bacche globose, che dal verde opaco, man mano che maturano, diventano lucide e nere come la pece e che sono tossiche per l’uomo e gli animali (ad eccezione degli uccelli). 

Epoca di fioritura: da giugno ad agosto (talvolta sulla stessa pianta si possono trovare grappoli di fiori, bacche verdi e nere).

Dove trovarla: Le piante della foto sono presenti davanti alle mura degli Acquedotti nel Parco omonimo. 

Come riconoscere il Sambuco nigrum dall'Ebbio?

Mentre le bacche del sambucus nigrum sono utilizzate per la preparazione di marmellate o sciroppi quelle dell'Ebbio, come detto, sono tossiche. Si tratta quindi di evitare di confondere le due specie. In realtà evitare confusioni non è difficile se ci ci si attiene ai seguenti criteri:

  • altezza dell'arbusto
  • struttura degli steli 
  • colore dei fiori e loro disposizione
  • verso dei grappoli fruttiferi

Insomma, se ci si trova davanti ad un arbusto alto più di 3 metri, con steli lignificati (tronchi), infiorescenze circolari composte da fiori bianchi con piccoli stami gialli e grappoli penduli di bacche rivolte verso il basso, siete, senza dubbio, siamo di fronte ad una pianta di Sambuco comune.

P.S. A proposito dell'infame Franti, evidenziamo la rilettura della sua figura compiuta negli anni '70 da Umberto Eco rintracciabile, ad esempio, su: http://www.uncommons.it/village/elogio-di-franti-317